Il Tempio Malatestiano di Rimini. Le sezioni trasversali

Il Tempio Malatestiano di Rimini. Le sezioni trasversali

Relatore: Prof. Gastone Petrini
Correlatore/i: Prof. Silvio Van Riel; Arch. Iader Carlini; Dott. M. Paolo Semprini
Laureando/i: Susi Domeniconi
Anno accademico: 2001/2002

Abstract

 

Tempio Malatestiano

ARIMINUM ROMANA

Le informazioni relative al primo insediamento preromano risalgono al V secolo a. C., quando riuscendo a sconfiggere le resistenze locali prima e la coalizione formata dagli etruschi, dai sommiti, dai galli e dagli umbri poi, i romani formarono la prima colonia oltre l’Appennino. Difatti, muovendo da Roma, l’esercito romano, realizzò un vero e proprio percorso di conquista verso la regione ” gallica “, fondando nel 290 a. C. la colonia di Senigallia ed infine conquistando la colonia di Ariminum nel 268 a. C., dando vita ad una vera e propria città ed al contempo alla penetrazione romana nella Cispadana e poi in tutta la Cisalpina. ( Fig. 1 )
Le favorevoli condizioni geografiche e storiche della zona garantirono l’attuazione di un vero e proprio ” piano territoriale ” a lungo sperimentato nel tempo e che proponeva una sorta di
“rifondazione” urbana e rurale delle preesistenze.  Al momento della fondazione i terreni delle popolazioni indigene venivano confiscati a favore dei cittadini romani, i quali ne diventavano proprietari. Il sistema su cui si fonda la colonizzazione romana è il sistema che realizza il tracciamento di una griglia che identifica la viabilità, stabilendo una corretta distribuzione delle proprietà, e fra queste è la civitas-madre, definendo anche un riferimento per la sistemazione  degli impianti idraulici e un corretto ordinamento delle colture.
Il territorio si dimostrò, pertanto, particolarmente favorevole ad un insediamento quale la centuriatio ariminese, studiata per circa 6000 coloni. Questa sfrutta la naturale concavità del terreno garantendo il tracciamento del cardo maximus centrato nel porto, in direzione est e collegato verso ovest alla via di penetrazione collinare, identificando un maggior interesse per i traffici fra l’entroterra ed il porto, anzichè quelli lungo la costa; il decumano si poneva ortogonalmente al cardo attraversando il Marecchia a nord e puntando al promontorio di Gabicce a sud-est.
Rimini conobbe il massimo splendore sotto il principato augusteo ( 27 a. C. ), nominata colonia Augusta Ariminensis la città conobbe un nuovo impulso dal punto di vista urbanistico, che non si tradusse in sostanziali modifiche rispetto all’assetto di età repubblicana ( le domus continuarono ad essere entro le maglie del reticolo ), ma nella costruzione di nuove iniziative. Venne eretto l’Arco di Augusto, posto allo sbocco della Flaminia e all’inizio del decumanus maximus, la costruzione del teatro che occupava la buona parte di un’insula, forse l’edifi- cazione di un anfiteatro, il lastricamento delle strade cittadine ( I sec. d. C. ad opera di Gaio Cesare ) e l’inizio dei lavori di costruzione del ponte sul Marecchia terminato sotto Tiberio, stava ad indicare il punto di partenza della via Flaminia, per citare i più importanti. ( Fig. 2 )
Verso la fine del II secolo iniziarono ad avvertirsi i primi segni delle profonde trasformazioni della struttura sociale e produttiva annunciate da una inarrestabile recessione economica.

IL RINASCIMENTO DEI MALATESTA

Durante tutto il V e il VI secolo la pianura padana è sede di scontri fra i popoli indigeni e gli invasori goti, con epicentro a Ravenna; difatti quest’ultima riuscì a mettere Rimini sotto al proprio controllo, dando forma nel 567 ad una nuova suddivisione territoriale dell’Emilia orientale.
Successivamente, nel 756, questi terreni vengono donati dal re dei franchi Pipino all’arcivescovo di Ravenna. A testimonianza di questo periodo di scontri e lotte di potere, sono le particolari condizioni della città di Rimini: difatti si può notare un rapido processo di degrado da parte del tessuto edilizio; la popolazione diminuisce e questo fa si che molte zone della città vengano abbandonate, sostituite dall’avanzare delle aree inselvatichite e a orto; il dilapidarsi di monumenti, le grandi opere  di architettura del precedente periodo sono inservibili e spogliate dei loro materiali, le abitazioni sono realizzate con materiali poveri. La città cambia completamente il suo aspetto, solo l’Arco di Augusto ed il ponte di Tiberio vengono risparmiati da questo sfacelo forse per ragioni funzionali.
L’organizzazione della città nel periodo alto-medievale è caratterizzata da uno spostamento delle funzioni fondamentali dal Foro principale a quello secondario, la piazza della Fontana ( attuale piazza Cavour ), con l’affacciarsi di entrambi i poteri: quello politico e quello religioso. Il pas- saggio delle funzioni governative dall’uno all’altro foro, determinarono un particolare fenomeno, definito retractio urbis, ossia l’abbandono, anche dal punto di vista abitativo, della zona orientale e l’inurbamento, in alcuni casi anche sovradimensiona- to, di quella settentrionale dislocata attorno al foro.
I primi decenni dell’anno Mille registrarono una ripresa economica ed urbanistica di Rimini; identificata dallo svilupparsi di alcuni importanti fenomeni: la realizzazione di nuove costruzioni nella zona del porto, lo spostamento del corso del fiume Marecchia in seguito ad una piena, l’accesso libero ai commercianti ravennati alle fiere della città, …, ed altri ancora. Anche il centro della città fu interessato da questi interventi, soprattutto nell’ambito di piazza della Fontana (seconda metà del XII secolo ) con la costruzione di nuovi edifici pubblici: il Comune. Difatti la ripresa economica che si era registrata all’inizio dell’XI secolo fece si che anche Rimini divenne Comune nel periodo fra il XI e il XII secolo. Questo portò ad una trasformazione della piazza della Fontana come centro
gravitazionale intorno cui ruotava l’intera vita della città; con: l’aspetto economico ( banchieri ), l’aspetto mercantile ( banchi del mercato ), l’aspetto religioso ( la cattedrale ) e l’aspetto civile ( il palazzo dell’Arengo ).  ( Fig. 3 )
Rilevante importanza ebbe la famiglia Malatesti nel panorama storico di Rimini, non solo a livello politico, ma anche urbanistico, realizzando numerosi interventi che ebbero la loro influenza sull’impianto quattrocentesco della città. E’ possibile elencare gli interventi nei seguenti punti: Le mura e le strade; I borghi; Zone popolate e zone ad orto.
Per concludere questa parte è necessario parlare degli interventi di Sigismondo Pandolfo Malatesta, una delle figure più note del panorama storico di Rimini, e dei lavori da lui realizzati: Castel Sismondo ( residenza dei Malatesta. 1437 ), ed il Tempio Malatestiano ( una sorta di mausoleo per la famiglia. 1450 ). Nulla possiamo aggiungere a riguardo di questi edifici se non che la loro realizzazione si legò profondamente alle sorti della signoria, mentre per altri lavori urbanistici egli non riuscì a realizzare null’altro. ( Fig. 4 )

LA TRASFORMAZIONE URBANISTICA SOTTO IL POTERE PAPALE

I primi decenni del 1500 furono caratterizzati da un avvicendarsi di fenomeni politici ( il ritorno di Pandolfo IV, il Valentino che dominò la città dal 1500 al 1503, … ) che provocarono una condizione di caos, aggravata dal verificarsi di calamità naturali quali: carestie, alluvioni, ecc….
Quando la chiesa assunse il controllo definitivo di Rimini nel 1509, il Governo di questa contava una lunghezza che si estendeva da Cattolica a pochi chilometri dal fiume Rubicone, il fiume uso, mentre la larghezza era variabile: inoltre confinava ad est con lo Stato di Urbino, ad ovest e sud era circondato dalla Provincia, mentre a nord era chiuso dal mare. Il suo territorio si divideva in due parti, il Barigellato, cioè l’insieme delle ville, ed il contado, ossia l’insieme dei castelli presenti in comune. Durante l’Ancièn Regime, il periodo di tre secoli di governo pontificio su Rimini , la chiesa provvide con leggi, riforme, interventi urbanistici, ecc…, a risollevare l’aspetto politico-economico, di una città depressa. Nonostante gli interventi applicati dalla chiesa ( bolla Sipontina, Congregazione del buon governo, … ), fu una grande manovra operata dalla stessa ad agire profondamente sul piano politico e morale, questa è a noi nota come Controriforma.  Difatti l’intervento fu mosso dalla Chiesa per contrastare le idee di Martin Lutero, e si concretizzò con una maggiore presenza di questa nella città: l’insediamento di nuovi ordini religiosi, opere di restauro di edifici di culto, realizzazione di nuove sedi per istituti di carità, ecc….
L’azione della controriforma agì positivamente non solo dal punto di vista religioso, ma anche da quello urbanistico. Le trasformazioni operate in ambito edilizio durante il Cinquecento riguardano innanzitutto le due piazze principali: la piazza Maggiore ( l’attuale piazza Tre Martiri ), l’antico Foro, che venne dotata di una torre con l’orologio, un tempietto dedicato a S. Antonio da Padova, ed infine tutta la piazza venne caratterizzata da una forma ovoidale e da un portico continuo. La seconda piazza in esame è quella della Fontana, questa fu caratterizzata da una vera e propria trasformazione: innanzitutto fu ampliato il palazzo pubblico ( l’Arengo ) e la loggia fu estesa fino all’attigua strada principale, dove l’isolato di San Silvestro fu demolito; fu ampliato anche il palazzo del podestà; fu costruito il Granaio pubblico, denominato comunemente ” i Forni “. ( Fig. 5 ) Con questa nuova sistemazione il castello e la cattedrale persero il loro ruolo all’interno della vita cittadina. A testimonianza di questo felice momento sono anche le opere private da parte di nobili,  accompagnate da interventi pubblici di minore importanza rispetto ai primi ma comunque validi a garantire una migliore condizione della collettività: restauri al porto, ai ponti, sistemazione dell’assetto viario, apertura di nuove strade.

RIMINI NELL’OTTOCENTO

I primi anni dell’Ottocento furono caratterizzati da importanti vicende politiche: l’avvento della Repubblica Cisalpina ( 1797 ) che determinò il passaggio di governo dalla legazione pontificia a quello della amminis- trazione francese; l’incoronazione di Napoleone ad imperatore ( 1802 – 1811 ). Questi avvenimenti politici, pur determinando un periodo di quiete, definirono comunque una condizione di crisi economica: il passaggio delle truppe, ecc…. In questa situazione di stasi Rimini fu soggetta a ” trasformazioni ” che coinvolsero l’assetto della città; non tanto per gli interventi in ambito edilizio ma per lo stravolgimento dell’assetto patrimoniale, che di fatto mantenne inalterato il volto di Rimini ma andò a riguardare numerosi edifici religiosi che vennero venduti o modificati in destinazione d’uso. Alcuni di questi sono: la distruzione del convento di San Domenico, con il quale vennero eliminate la parte di fortificazioni verso la marina; la demolizione del Santuario di San Gaudenzio; ed infine l’evento più importante, l’abbandono della cattedrale, prima convertita in caserma, poi dismessa e parzialmente demolita. Quest’ultimo “intervento” è fondamentale per determina il passaggio della cattedrale al Tempio Malatestiano, ad opera di Napoleone. Tutto questo è documentato in una mappa catastale, redatta alla fine del XVIII secolo e conservata all’Archivio di Stato e che determinò la trasformazione nella rappresentazione grafica della città. Con la sconfitta di Napoleone gli austriaci passarono all’offensiva in Italia, mentre il Governo pontificio ritornò ai suoi vecchi domini, recuperando parte dell’attività edilizia pubblica e privata “trasformata” dal governo francese. ( Fig. 9 ) Il progetto fu affidato ad un noto architetto, Luigi Poletti, verso la fine del 1840, i lavori furono poi iniziati nel 1842 e richiesero circa quindici anni. La sua realizzazione determinò, sia per soluzione stilistica, che per la scelta del luogo di edificazione, un bisogno di identificarsi delle classi dominanti locali, anche se, valutando le condizioni generali in cui versava Rimini, fu più che altro identificato come un affronto alla miseria. Rimini a metà dell’Ottocento era una città povera, che versava, almeno in alcune parti, in pessime condizioni igieniche, per non parlare del precario assetto edilizio. A determinare una condizione di siffatta miseria, furono gli avvenimenti politici che si verificarono a Rimini, come nel resto d’Italia, subito dopo la restaurazione. Difatti con il congresso di Vienna (1815 ) si definì un breve periodo di quiete, cui seguirono i moti delle società segrete ( 1831 ), e la carboneria, che portarono scompiglio all’interno della città. Una situazione di calma si ebbe solo dopo la prima guerra d’indipendenza, ma le condizioni di Rimini erano comunque disastrose. Un avvenimento di fondamentale importanza che condizionò questo secolo e quello successivo fu la nascita del primo stabilimento balneare, nel 1843, ad opera del conte Baldini e dell’amico Tintori. La nascita di questo nuovo impianto alla marina fu abbastanza difficoltosa, ostacolata dagli avvenimenti politici che incidevano sull’assetto economico dell’intera città. La riunificazione politica ed economica della penisola spronò il Comune ad acquistare i bagni, per dare vita ad una nuova storia di questi, ma anche della città e spezzare completamente con il passato. Difatti per favorire l’intensificarsi dell’attività turistica, venne migliorato l’assetto urbanistico con la realizzazione di nuove strade che collegassero la città alla marina; entrò in funzione nel 1861 la nuova linea ferroviaria Bologna – Ancona che collegò Rimini ai maggiori centri del settentrione italiano, e poi ancora nel 1873 venne abbattuto il vecchio stabilimento per fare posto a quello nuovo, chiamato Kursaal, dotato di caffè, sale da ballo, ecc…, ed a cui fu poi affiancato nel 1876 lo stabilimento idroterapico al posto della capanna svizzera. Il risultato che ne conseguì fu una frattura sempre più netta fra la città ed il borgo della marina, accentuato dalla linea ferroviaria che separava di netto le due “città”. ( Fig. 10 )

VERSO IL NUOVO MILLENNIO

Il nuovo secolo si apre con l’intensificarsi dell’attività balneare: si aggiungono nuovi villini, si realizzano nuovi locali, si costruiscono nuovi alberghi. Rimini, chiamata la ” città dei villini “, diventa la sede della vita mondana, con le serate danzanti, gli spettacoli, ecc…. Simbolo di questo nuovo stato di benessere è la costruzione del Grand Hotel ( 1936 ), un grande albergo progettato dall’architetto Somazzi, costituito da duecento stanze suddivise su quattro piani e realizzato sul lato sinistro del piazzale a mare. ( Fig. 11 )
Nel 1912 viene pubblicato il nuovo Piano regolatore di Rimini e della zona litoranea da Rimini a Riccione, realizzato da Saffi, anch’esso dimostra l’interesse del pubblico per la marina, e infatti è in funzione di essa che sono concepiti i diversi aspetti del settore: fognature, viabilità, disinquinamento dell’Ausa, ….
La prima guerra mondiale interrompe ogni attività, Rimini entra in diretto contatto con la dura realtà, non solo per le persone cadute in guerra, ma anche per i bombardamenti che hanno sconvolto la città.
Alla conclusione della guerra la situazione non è delle più floride, le difficoltà economiche e le tensioni sociali stimolano la nuova situazione politica con la nascita dei nuovi partiti, quello socialista prima e quello comunista poi. Con la salita al governo del partito fascista capeggiato da Benito Mussolini òla situazione economico-amministrativa cambia radicalmente; la nuova amministrazione fascista presenta scelte molto più ovvie e quindi tutto il sistema è molto più spedito, si ha una generale ripresa economica, e si cerca anche di demunicipalizzare ( per accelerare tutto il sistema ) alcuni importanti servizi pubblici e si cerca di orientare i bilanci comunali verso il massimo potenziamento dell’attività balneare, con opere di urbanizzazione primaria nella zona litoranea. Quest’ultimo aspetto viene effettivamente intensificato, difatti durante il periodo fascista si ha una netta ripresa del settore turistico, anche se questo viene garantito dal fatto che turisti non sono solo le classi più abbienti, ma anche i ceti popolari, favoriti questi dalla realizzazione di edifici ( Alberghi, villini, … ) di più modeste dimensioni. ( Fig. 12 )
Contrariamente però ai governi passati, la politica fascista non punta solo sull’aspetto turistico, ma cerca anche di intervenire nell’entroterra, viene dunque presentato un nuovo piano regolatore, nel 1932, dall’ufficio tecnico, che legasse Rimini all’idea fascista di Roma Imperiale. In questo piano regolatore le opere previste erano: il restauro dell’Arengo, con la resa autonoma dei due corpi medievali, e altro ancora. Ma il vero intervento che sottolineò un piano veramente ” imperiale “, fu la decisione di isolare l’Arco d’Augusto dall’abitato circostante.
A queste opere se ne aggiungono altre, la linea ferroviaria Rimini – San Marino, la costruzione del deviatore del Marecchia, l’aeroporto di Miramare e l’allungamento del lungomare fino a Bellaria. I lavori realizzati nel periodo fascista non sono comunque tutti quelli previsti, molte altre opere dovevano essere realizzate, ma l’arrivo della guerra impedisce ogni altro intervento urbanistico. Nonostante le incursioni straniere e le distruzioni provocate dalla seconda guerra mondiale, Rimini riesce a risollevarsi: la gente ricomincia a costruire case, l’Amministrazione comunale si fa prendere dalla frenesia di poter ricostruire una città ancora più bella di quanto non lo fosse stato in passato, si riprende l’attività balneare.
Gli anni immediatamente successivi alla guerra denotano una nuova voglia di ripresa, accompagnata da una nuova condizione di benessere ( anni Cinquanta e Sesanta ), a cui però si legò il degrado ambientale, il disordine urbanistico, ecc….

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