Ipotesi di restauro e conservazione strutturale del Palazzo Savini a Faenza.

Ipotesi di restauro e conservazione strutturale del Palazzo Savini a Faenza.

Relatore: Prof. Arch. Silvio Van Riel
Correlatore/i: Arch. Ridolfi Alberto
Laureando/i: Elena Cupini; Alessandro Murgia
Anno accademico: 1999/2000

Abstract

 

Vista esterna

RELAZIONE STORICA

Il palazzo o più semplicemente Casa Savini attualmente portante il numero civico 83 di C.so Mazzini sorge nel luogo che fu sede della Società e Ospizio dello Spirito Santo Della Congregazione laicale detta “Venerabili Societas et Hospitalis Spiritus Sancti” si hanno notizie fin dal 1236; 1240; 1255 pur ignorandosi la sede nell’ambito cittadino. E’ un atto notarile del 1554 che ci fornisce notizia che la sede di questa Pia Istituzione era all’angolo tra corso di Porta Imolese e via della Ganga (così si chiamava l’attuale corso Baccarini) di fronte alla Loggia della Carità o dei Fantini). Essa era sottoposta alla direzione della Compagnia di S.Sebastiano e durante il secolo XVII ebbe anche funzione di raccolta delle offerte per il riscatto degli schiavi dalle galere Ottomane. Dai documenti si ricava che la sede era formata da: Chiesa, Oratorio e Ospizio per i pellegrini e abitazione per il Crocifero. Con l’avvento della Repubblica Cisalpina nel 1787, la Congregazione fu soppressa; sede e beni patrimoniali furono venduti a tele Stefano Pasi con atto del notaio C. Capolini del 15 aprile 1801. A tale documento venne allegata anche una perizia di stima dell’edificio (con pianta dimostrativa qui sotto riportata) redatta dall’ing. Giuseppe Pistocchi “per la Nazione” e dall’ing. Giuseppe Morri “per Stefano Pasi”. Dalla pianta risulta evidente che sul fronte vi era un porticato; sulla destra in angolo con l’attuale corso Baccarini vi era la chiesa e sulla sinistra vi era l’ingresso vi era l’ingresso che immetteva al cortile e alla abitazione del Crocifero.

Poco dopo il 1801 il complesso fu venduto all’ebanista Angelo Bassi, il quale fece eseguire i lavori di chiusura del portico. La chiesa fu trasformata in laboratorio di ebanisteria , ed il resto della casa fu adibita a residenza con la creazione di alcuni appartamenti. Infatti nel censimento del 1811 tale casa era abitata da ben quattro famiglie per un totale di circa venti componenti. Non esiste alcuna immagine dell’alzato della sede della società dello Spirito Santo nè della prima ristrutturazione operati dal Bassi.

Nel 1861, Achille Bassi, figlio di Angelo, chiede al comune di poter chiudere un’apertura per lo sporto della bottega e trasformarla in finestra per una stanza. L’anno successivo, nel 1862, egli rileva la parte degli altri fratelli.

Pur non trovandosi il documento della costruzione, si può arguire che una prima ristrutturazione sia avvenuta nel primo decennio del secolo ‘800 e la casa abbia assunto l’aspetto attuale fin prima del 1850 quando nel catasto di quell’anno già compaiono segnati i vani al piano terreno, primo e sottotetto, in numero di: 11;6;7 rispettivamente.

La facciata si presenta con le caratteristiche abbastanza comuni, diffuse nelle città durante il secolo XLX e tale è rimasta fino ad oggi. L’intonaco del paramento murario a calce era di colore grigio-avana chiaro e piuttosto opaco; dello stesso colore erano gli infissi esterni, mentre quelli interni avevano una tonalità grigia.

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