La Galleria d’Arte Moderna a Rimini. Edificio costruito negli anni ’30.

La Galleria d’Arte Moderna a Rimini. Edificio costruito negli anni ’30.

Relatore: Prof. Arch.C. Blasi
Correlatore/i: Prof. Arch.S. Van Riel
Laureando/i: Marco Sarti
Anno accademico: 1996/1997

Abstract

Il Padiglione
La nascita di questo padiglione o meglio l’ampliamento dell’ospedale fu una questione molto dibattuta nei primi decenni del XX secolo, soprattutto tra gli operatori della congregazione di Carità proprietaria dell’ospedale. Iniziò attorno al 1915 il dibattito sulla necessità di costruire un nuovo ospedale, più moderno e in una zona più appartata (fuori dal centro storico) per adeguarsi ad una più ampia utenza ed alla richiesta di una maggiore qualità nelle prestazioni. Tuttavia, dopo vari progetti e anni di discussioni, la strada intrapresa fu quella di potenziare l’operosità del vecchio ospedale ampliandolo, tra l’altro, con un padiglione. L’ospedale comprendeva un intero isolato composto da 4 edifici, il più importante dei quali era costituito dal complesso monumentale dell'”ex collegio dei Gesuiti”, costruito dall’architetto bolognese Alfonso Torregiani nel 1746. Dopo la soppressione dell’ordine dei Gesuiti, il collegio passò al seminario che completò i lavori sull’ala di via Cavalieri. Più tardi passò ai Domenicani ed infine, dal settembre del 1800, divenne ospedale civile. Le prime notizie specifiche riguardanti il padiglione in oggetto risalgono a due edizioni del settimanale POPOLO DI ROMAGNA dove vengono riportati, tra i vari articoli, due elargizioni della Cassa di Risparmio di Rimini destinate alla costruzione di un padiglione annesso all’ospedale Infermi di Rimini, successivamente  suffragate da una delibera comunale in cui viene concesso un mutuo di 540.000 lire per la costruzione di un nuovo reparto. Questa delibera era contenuta in una relazione del Podestà scritta in occasione della celebrazione annuale della marcia su Roma. In questa relazione erano elencate tutte le opere che sarebbero state eseguite nell’anno successivo (1935), tra cui : ” il padiglione antitubercolare, questione dibattuta da quasi 20 anni (…); contribuiscono a questa opera altamente umanitaria
il comune per un terzo, la Cassa di Risparmio per un terzo, la congregazione per un terzo”. Nel mese di dicembre del ’34 seguiva la delibera per l’incarico di direzione lavori,  nella quale fu designato l’ingegnere Paolo Veronesi come direttore. I lavori edili furono ultimati nell’aprile del 1935, con soddisfazione dell’opinione pubblica : “Dopo numerose discussioni e polemiche (…) il nuovo fabbricato destinato ad ospitare il reparto di malattie infettive (…) è giunto alla copertura”.
Dalle piante dell’edificio (rinvenute presso il catasto), datate 1939, risulta che il fabbricato è diviso in 3 piani con un impronta in pianta di 500mq. “Ampie aperture di finestre e un idonea rete di ventilazione interna, garantiranno il regolare e continuo ricambio d’aria (…)”. Sul lato prospiciente la corte interna (lato sud) sono collocate ampie terrazze coperte che collegano le stanze di degenza. “Dal punto di vista architettonico furono ottimamente curate le facciate,  interrotte da ampie e continue aperture, costituenti grandi fasce circolanti l’intero fabbricato (…) pure allo stato grezzo, senza intonaci e senza finiture, le facciate ci dicono che si tratta di una costruzione di tipo razionalistico”.
Passata la seconda guerra mondiale, si deve aspettare la fine degli anni ’50 per avere qualche notizia di modifiche apportate al padiglione. Infatti risalgono agli anni a cavallo del 1960 la sopraelevazione di un piano e la chiusura del prospetto su via Cavalieri (lato nord), avvenuta a seguito di una donazione (dottor Vincini) all’amministrazione dell’ospedale cui si faceva obbligo dell’apertura di un reparto per l’infanzia.
Attualmente tutto il complesso compreso il padiglione è stato acquisito dall’amministrazione che lo ha  destinato ad ospitare i “Musei della città”. L’ordinamento degli spazi espositivi rifletterà il percorso cronologico degli eventi, anche se nello stesso tempo si svilupperanno sottosistemi monotematici. Si partirà dalle testimonianze della genesi del nostro territorio e della sua storia per poi proseguire, attraverso tappe fondamentali sotto il profilo storico ed artistico, dal primo insediamento dell’uomo all’età del bronzo e del ferro, alla fondazione della colonia romana fino alla fiorente età imperiale. Un ampio spazio sarà riservato al medioevo con il luminoso momento della pittura Riminese del 1300 e poi l’umanesimo Malatestiano, l’epoca della controriforma e l’età Barocca a Rimini, il novecento fino ad arrivare ai giorni nostri.
In tal modo il museo è concepito come parte integrante di un percorso attraverso i numerosi monumenti di Rimini come possibili itinerari culturali. Si costituisce, così, un unico organismo urbano che vede il museo integrato con le sedi istituzionali quali la biblioteca ed il teatro.
Il sistema museale è articolato secondo i seguenti organismi edilizi:
1) “ex collegio dei Gesuiti”, nucleo principale del sistema, adibito all’esposizione dei beni storico artistici della città2)  Galleria d’arte moderna 3)  Uffici e laboratori 4)  Zona mosaici e giardino pensile di uso pubblico 5)  Edificio per esposizioni temporanee e sala conferenze
Analisi tipologica del Padiglione
L’edificio, in pianta, risulta di forma rettangolare con l’esclusione di una parte terminale che oltre a sporgere è di forma semicircolare. La distribuzione dei vani in tutti i piani avviene attraverso un corridoio centrale, il quale ha inizio da una estremità dell’edificio nella quale sono alloggiati tutti i collegamenti verticali, il vano ascensore ed un collegamento verso il resto dell’ospedale. Questi, non sono tutti databili allo stesso periodo: la rampa di scala che parte dal piano terra ed arriva al secondo piano è originaria del 1935, mentre quella che parte dal secondo piano fino alla copertura e l’ascensore sono postumi (1960). Il corridoio è la spina portante del progetto di questo edificio, infatti, partendo dal sopra citato “fulcro” di collegamenti, curva in prossimità di 3 stanze che fungevano da laboratori dopodiché va a dividere in due la pianta. Su questo percorso si affacciano da sud quattro ampie stanze mentre da nord una sola grande stanza stretta e lunga creatasi con la chiusura del prospetto su via Cavalieri ed utilizzata successivamente come aula. Arrivando in fondo, il corridoio curva a sinistra, lasciandosi sulla destra i servizi igienici ed altre stanze-laboratorio, terminando in un bel vano di pianta semicircolare.
Il corridoio centrale, inoltre, è doppiato esternamente, esiste una terrazza che collega le quattro ampie stanze rivolte a sud permettendogli così l’affaccio alla corte interna e permettendo anche la chiusura in circolo del percorso facendo ritorno nelle zona dove risiedono i collegamenti verticali.
Questa ripartizione in pianta è uguale per tutti e quattro i piani dell’edificio; l’unica differenza è l’altezza dei vani che risulta essere diversa da piano a piano: 3,00 metri al piano terra, 4,20 metri al primo piano, 4,00 metri al secondo piano e 3,50 metri al terzo piano.
Esternamente l’edificio risulta ripartito orizzontalmente da una serie di finestre di uguale altezza ma di diversa larghezza; inoltre questa ripartizione orizzontale è accentuata dal trattamento dell’intonaco, in quanto questo è di maggior spessore e liscio nelle fasce piane (tra le file di finestre) mentre tra finestra e finestra è di spessore minore e non fratazzato, al fine di accentuare l’andamento orizzontale tra i pieni e i vuoti dell’edificio.
Condizioni attuali dell’edificio
Attualmente l’edificio si presenta in discrete condizioni di esercizio. A prima vista esso non presenta lesioni tali da fare pensare ad un cedimento strutturale o delle fondazioni. Non sono neppure visibili lesioni che potrebbero fare presagire un eccessivo sovraccarico della muratura. Esternamente sono presenti solamente dei distaccamenti del copriferro in corrispondenza della travi perimetrali dovuti alla scarsa qualiterrà del calcestruzzo usato, nonché ad altri inevitabili distacchi dell’intonaco causati da agenti atmosferici. Altre anomalie possono essere individuate in corrispondenza dei pluviali che essendo ormai completamente danneggiati o crollati  hanno provocato chiazze di umidità. Altri danni provocati dall’umidità si possono notare al terzo piano in corrispondenza del solaio di copertura delle terrazze e in alcune zone nei vani interni; la causa di questi danni va imputata al degrado della impermeabilizzazione esterna con la conseguente filtrazione di acqua nei locali sottostanti. Internamente non sono ugualmente presenti lesioni dovute a dissesti e neppure distaccamenti di intonaci o altre anomalie; vi sono solamente macchie di umidità che si presuppone siano causate da ponti termici creatisi in corrispondenza dei cordoli in cemento armato dei solai.
Conclusioni
A termine delle analisi effettuate sulle patologie presenti e alla luce dei risultati ottenuti tramite le sopracitate verifiche si è concluso di intervenire operando i seguenti interventi: 1) adeguamento sismico, 2) rinforzo dei solai, 3) ripristino delle facciate.

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